Il Capitale.
Un libro che ancora
non abbiamo letto






Premio speciale / Premio UBU 2023

Kepler-452
per l’attività di ricerca sul campo alla ex-GKN per lo spettacolo Il Capitale. Un libro che non abbiamo ancora letto.
Il teatro di Kepler-452 è una “riscrittura della realtà”. Fin dalla nascita, nel 2017, la compagnia bolognese ha scelto di spostare il processo di lavoro teatrale “fuori”, raccogliendo le storie delle persone mentre queste si stanno svolgendo. Nata subito dopo la pandemia, la ricerca attorno al Capitale di Marx ha presto incontrato la vertenza della ex-GKN, scoppiata nell’estate del 2021 dopo il licenziamento via mail di oltre 400 operai. Mesi di interviste e notti passate al presidio insieme al Collettivo di Fabbrica hanno accompagnato la lotta, dando forma a uno spettac

olo che muta con il passare dei mesi. Raccontando e trasfigurando la realtà, fra inchiesta e narrazione, il teatro documentario di Kepler-452 interroga, discute e riafferma il ruolo dell’arte nella società e nel tempo presente.






un progetto di Kepler-452
drammaturgia e regia Enrico Baraldi e Nicola Borghesi
con Nicola Borghesi
e Tiziana De Biasio, Francesco Iorio, Dario Salvetti, Massimo Cortini / Mario Berardo Iacobelli / Alessandro Tapinassi - Collettivo di fabbrica lavoratori ex-GKN

luci e spazio scenico Vincent Longuemare
sound design Alberto Bebo Guidetti
video e documentazione Chiara Caliò
consulenza tecnico-scientifica su “Il Capitale” di Karl Marx Giovanni Zanotti

assistente alla regia Roberta Gabriele
macchinista Andrea Bovaia / Andrea Bulgarelli
tecnico luci e video Giuseppe Tomasi
fonico Francesco Vacca
elementi scenici realizzati nel Laboratorio di ERT

responsabile del laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
scenografe decoratrici Ludovica Sitti con Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni

ricerca iconografica e immagine di locandina Letizia Calori
foto di scena Luca Del Pia

produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

Si ringraziano
Stefano Breda e Cantiere Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio







Una compagnia di teatro decide di mettere in scena Il Capitale di Karl Marx

Lo decide perché, dopo la fine del primo lockdown, sente forte la necessità di mettersi in ascolto di chi, nella fase immediatamente successiva, avrebbe perso il posto di lavoro. Nicola ed Enrico decidono così di girare l’Italia alla ricerca di quei luoghi in cui le pagine di Marx diventano persone, luoghi, accadimenti. Parlano con braccianti agricoli sikh, lavoratori della logistica, sindacalisti di base. Un giorno finiscono in una fabbrica, la GKN di Campi Bisenzio, che ha appena chiuso. In un mattino dell’estate 2021, il 9 luglio per la precisione, i 422 operai che ci lavorano ricevono una mail: non devono tornare al lavoro il giorno dopo: sono licenziati. Da quel giorno gli operai occupano la fabbrica, organizzano una mensa, un ufficio propaganda, dei turni di guardia, per impedire che venga smantellata. I primi giorni dell’autunno la compagnia entra per la prima volta alla GKN. Gli operai li invitano a mangiare il cinghiale con loro. La compagnia accetta e chiede pure se possono fermarsi a vivere lì per un po’, per raccogliere materiale per uno spettacolo che si chiama Il Capitale, ispirato all’omonimo libro di Karl Marx. Gli operai dicono di sì. Da quel giorno, per quell’autunno, loro dormono lì, dentro la fabbrica occupata, su delle brandine. Guadagnano anche un soprannome (in fabbrica tutti ne hanno uno), legato alla loro costante presenza e al numero di domande che rivolgono agli operai in presidio: quelli della DIGOS.
Nel tempo che trascorrono alla GKN, Nicola ed Enrico intervistano centinaia di operai, partecipano a picchetti, assemblee, manifestazioni, ascoltano, partecipano, osservano, cercando di volta in volta di tornare alle pagine di Marx per tentare di instaurare un dialogo creativo tra Il Capitale e quello che succede al presidio, tra un classico della letteratura filosofica ed economica e un gruppo di esseri umani in carne ed ossa. Poi la loro attenzione si concentra su tre persone in particolare: Iorio, manutentore, Felice, operaio addetto al montaggio e Tiziana, operaia addetta alle pulizie, che invitano in teatro con loro, a Bologna, per fare insieme uno spettacolo. Comincia così la creazione del Capitale, uno spettacolo che racconta cosa significa trascorrere vent’anni in fabbrica a fare dei pezzi, delle differenze tra chi lo ha fatto e chi non lo ha fatto mai, dell’estrazione di plusvalore, della chiusura di una fabbrica tra tante, di cosa succede quando un gruppo di operai decide di tentare di fare la storia, di come per qualche tempo le logiche del Capitale vengano estromesse da un perimetro di spazio, quello di uno stabilimento industriale occupato. Di come il Capitale, prima o poi torni a presentare il conto. Il Capitale è anche la storia dell’incontro tra una compagnia di teatro e un gruppo di operai metalmeccanici nell’autunno del Capitale. Il Capitale è soprattutto uno spettacolo sul tempo, sul suo scorrere, su chi lo possiede, su chi lo vende, lo acquista, lo libera.






Francesca De Sanctis, La classe operaia va sul palco,
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Enrico Fiore, Quel busto di Lenin che intossica la scena,
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Elena Scolari, Io sono un semiasse: Kepler 452 e Il capitale (operaio) da Marx alla GKN di Campi Bisenzio
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Davide Turrini, Il Capitale: gli operai licenziati Gkn e l’occupazione della fabbrica incontrano Marx  nell’opera teatrale di Kepler-452
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▪ Tommaso Chimenti, Il Capitale: Marx, il lavoro perduto e il tempo che ci comprano, Gagarin Magazine - 25/01/2024




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