Un album di fotografie è una macchina del tempo: ogni fotografia una
storia, ogni storia una finestra verso un’altrove. Verso noi stessi di un
tempo, verso i nostri cari, verso i luoghi vissuti: è un affondo tra le nostre
inconsapevolezze del passato e nel mistero che i nostri sguardi di allora
pongono a noi che oggi sfogliamo.
Ricordo e dimenticanza sono le parole chiave
che hanno motivato l’Album di Kepler-452, uno spettacolo che si misura
con la memoria e con il suo sbiadire: fisiologico, quando la vecchiaia e le
patologie degenerative la colpiscono; materiale, quando una catastrofe come
un’alluvione trascina in un’onda di fango grigio gli oggetti di una vita;sociale, quando la perdita della memoria è la rimozione di quello che siamo
stati, e a specchio l’impossibilità di immaginare quello che potremmo essere.
La compagnia, sperimentando una spazialità non frontale, insieme a dispositivi
e forme di presa diretta e proiezione audiovisiva, compone la performance raccogliendo
storie e immagini da varie parti d’Italia e d’Europa, incontrando persone e
comunità.
Un “album scenico”, scritto da Enrico Baraldi, Riccardo Tabilio e
Nicola Borghesi, e interpretato da quest’ultimo.
Un album senza confini: un
tentativo e una ricerca accesi da un’immagine suggerita dal mondo animale: come
è possibile che tutte le anguille del mondo, a un certo punto della propria
vita, percorrano decine di migliaia di chilometri sul fondo degli oceani per
ritrovarsi, spinte da una memoria ancestrale, tutte insieme nello stesso posto,
per riprodursi, morire, rinascere.
An album of photographs is a time machine: every photograph is a story, every story is a window to an elsewhere, to ourselves of the past, to our loved ones, to the places we have lived. Going through an album means to sink into our unconsciousness, in our past lives and glances.
Memory and forgetfulness are the key words that motivated Kepler-452’s Album, a show that meets with memory and its fading: physiologically, when old age and degenerative pathologies affect it; materially, when a catastrophe, like a flood, drags in a wave of gray mud a life’s objects; social, when the loss of memory is the removal of what we were, and mirror the impossibility of imagining what we could be.
The company, experimenting with a non frontal spatiality, together with devices and forms of direct and audiovisual projection, composes the performance collecting stories and images from various parts of Italy and Europe, meeting people and communities.
A «scenic album», written by Enrico Baraldi, Riccardo Tabilio and Nicola Borghesi, and interpreted by the latter.
An album without borders: an attempt and a search ignited by an image suggested by the animal world: how is it possible that all the eels of the world, at a certain point of their life, travel tens of thousands of kilometers on the bottom of the oceans to find themselves, driven by an ancestral memory, all together in the same place, to reproduce, die, be born again.