Una compagnia di teatro italiana si imbarca sulla nave di una ONG tedesca, Sea-Watch, che si occupa di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Non sanno bene che cosa stanno cercando, sanno soltanto che quel punto del tempo e dello spazio, il cuore del Mediterraneo nel cuore dell’estate più calda della storia, li attraggono in modo irresistibile. Assisteranno al salvataggio di un gruppo di persone, lungo la rotta migratoria più mortale al mondo. A partire da questa esperienza tenteranno di raccontare in scena ciò che è successo, ciò che hanno pensato, ciò che hanno scoperto, di sé e del mondo.
In scena, insieme a un attore che ha visto quello che accade al centro del Mediterraneo coi propri occhi, ciò che resta di un viaggio quando il viaggio è finito: persone, immagini, suoni, spaventi, entusiasmi, ferite.
La domanda che ci anima, tanto artistica quanto politica, è: come si rappresenta l’irrappresentabile? O, ancora, come si porta in scena ciò che è osceno?
Proprio ora che il Mediterraneo rischia di diventare un punto cieco della nostra coscienza, A place of safety, vuole essere una scintilla di attenzione sul rimosso collettivo del nostro continente.
In fondo, un discorso intimo su ciò che l’Europa vorrebbe essere, su ciò che non è, su ciò che potrebbe essere
An Italian
theatre company boards the ship of a German NGO, Sea-Watch, rescuing migrants
in the Mediterranean Sea. They do not know what they are looking for, they only
know that In that point
of time and space, the heart of the Mediterranean in the heart of the hottest
summer in history, attract them in an irresistible way. They will witness the
rescue of a group of people along the deadliest migration route in the world.
Starting from this experience they will try to tell on stage what happened,
what they thought, what they discovered, about themselves and the world.
On stage,
together with an actor who has seen what happens in the center of the
Mediterranean with his own eyes, what remains of a journey when the journey is
over: people, images, sounds, fears, enthusiasm, wounds.
The
question that drives us, both artistic and political, is: how do you represent
the unreasonable? Or, again, how do you stage what is obscene?
Right now
that the Mediterranean risks becoming a blind spot of our consciousness, A
place of safety, wants to be a spark of attention on the removed collective
of our continent.
After all,
an intimate discourse on what Europe would like to be, on what it is not, on
what it could be.